Live da Vrindavan
Jai Gurudev, a tutti! Benvenuti al satsang da Vrindavan!
Dunque, ora chiederò a Swami Revati di sottopormi le vostre domande.
D: Caro Guruji, Tu hai detto che è possibile liberarsi dai desideri, ma è possibile liberarsi dal ricordo di questi desideri e apprezzarli?
Beh, vedi, se non apprezzi qualcosa, non continui a pensarci. Quando qualcosa non ti piace, te ne dimentichi facilmente. II desiderio funziona allo stesso modo. Quando nutri un certo desiderio dentro di te, che venga soddisfatto o meno, continuare a ricordarlo ti rende depresso. Molto spesso le persone prendono la vita per scontata. Si dimenticano facilmente le cose buone presenti nella loro vita. Ciò non richiede nessuno sforzo. Ma quando si struggono per dei pensieri che non vengono realizzati, continuano a rimanervi aggrappate.
Non capisco perché le persone si debbano ridurre in uno stato così depresso e infelice a causa di certi pensieri legati a un desiderio. È vero che i desideri esistono, quindi alcuni di essi verranno soddisfatti e altri no. Perché non vengono esauditi? Perché non ne hai bisogno nella tua vita. Se ne avessi bisogno, una volta realizzati, li avresti dati per scontati e poi saresti andato avanti, restando tuttavia infelice. La tua natura non è quella di essere infelice. La tua natura è di essere felice. Se continui a portarti dietro questi pensieri… perché i pensieri sono così; se ti permetti di pensare, permetti a te stesso di riportare a galla ricordi del passato che non ci sono più. Se vi sedete e vi analizzate, vedrete che la maggior parte delle volte, quando parliamo di desideri insoddisfatti, siete voi stessi a richiamare il pensiero legato a quella cosa in sé.
Quindi, non invitate questi ospiti indesiderati. Una volta che questi ospiti indesiderati se ne sono andati, lasciateli là. Non c’è bisogno di richiamarli e riportarli indietro ancora, diventando così depressi e infelici.
D: Caro Guruji, perché ci sentiamo così indegni dell’Amore di Dio?
Noi diciamo che Dio è amore, ma possiamo gestire questo amore? Prendiamo i santi, ad esempio, essi si considerano indegni di questo amore a causa della loro umiltà. Ma molto spesso abbiamo una certa idea di essere indegni dell’Amore di Dio a causa di come siamo stati educati.
Molto spesso in Occidente vi insegnano che bisogna avere timore di Dio. Non vi dicono di amare Dio. Ditemi quale religione ti dice di amare Dio e di avere una relazione con Lui? Quando parliamo di religione, vediamo che la maggior parte delle religioni dice di avere paura di Lui, di temerLo, e quando Lo temete, solo allora riuscite a inchinarvi a Lui e a servirlo veramente. Non è vero!
Dio è questa beatitudine, una sfera d’amore; come potete avere paura di Lui? Potete abbracciare questo amore e goderne, ma quando cominciate a pensarci, naturalmente, a causa della vostra educazione, trovate difficile amare Dio perché vedete tutta la vostra negatività. Il processo della mente funziona così. Quando parliamo d’amore, la prima cosa che sorge nella vostra mente sono tutte le qualità negative che vi riguardano, e quando esse sorgono dentro di voi, vedete la vostra indegnità e vi domandate: “Come posso io essere degno di qualcosa che è Supremo, di qualcosa che è oltre? Ma la vostra intera essenza consiste nell’essere una particella di quell’Amore di Dio. Questa è la vostra vera natura, che lo vogliate o meno; la vostra Atma nella sua qualità è quella particella di quella Divinità dentro di voi. Quindi, il vostro stesso Sé è una parte di quell’Amore. Che voi pensiate di esserne degni o meno, voi SIETE una particella di quell’Amore.
All’inizio del Capitolo 14, Bhagavan Krishna ha detto ad Arjuna, Capitolo 14, verso 1, ‘Io ti sto donando continuamente questa conoscenza attraverso la quale i saggi raggiungono la perfezione e, alla fine della loro vita, giungono a Me.’
Vedete, Egli continua a ripetersi sull’argomento della conoscenza di chi siete veramente. Voi siete l’Atma, siete una particella di quel Divino Amore. Qui, quando Egli ha parlato dei saggi, non si riferiva a dei vecchi uomini con lunghe barbe. Egli stava parlando di coloro che hanno quella conoscenza di come distaccarsi dalla realtà limitata e attaccarsi alla realtà infinita, così Egli lo ricorda ad Arjuna in continuazione. La vita ci ricorda continuamente che siamo una particella di quella Divinità, siamo una particella di quell’amore e dobbiamo fare qualsiasi cosa per distaccarci dal sé limitato e raggiungere il Sé illimitato.
Finché penserete di essere limitati, sarete limitati. Quando invece parliamo di Amore, l’Amore è infinito, l’Amore è oltre ogni limite, e questo è ciò che tu sei, e quando identifichi te stesso con quell’Amore, diventi quell’Amore stesso. Non è che Krishna abbia detto: “Alla fine di questa vita, allora mi raggiungerai”. No! Vedete, quando analizziamo la vita stessa, la morte continua ad accadere. Una volta eravamo dei bambini. Quando quella fase dell’infanzia è morta, siamo passati all’età adulta. Quando l’età adulta scompare, ha luogo la vecchiaia. Quando la vecchiaia scompare, la morte arriva. Quindi, c’è la morte in ogni fase della vita. Per esempio, per una madre: perché una donna diventi madre, deve esserci la morte della verginità. Perché uno scapolo diventi grihastha, avviene la morte del celibato. Così, voi avete a che fare con la morte in molte fasi della vita.
Pertanto, non solo nel momento in cui si lascia questo stesso corpo si è degni di lodare Dio e meritevoli di amarLo. A che cosa serve allora? Lui ti ha dato questo corpo fisico per trarne il completo e massimo vantaggio, per costruire la tua relazione con Lui, ed Egli ti ha considerato degno di questo. Ecco perché Egli ti ha dato quel corpo. Ma che cosa ci stai facendo con quello? Stai seduto sul tuo pietoso sé e piangi, dicendo: “Oh, non sono degno di questo, non sono degno di quello”. No, tu ne sei degno! Lui ti ha reso degno! Lui ti ha chiamato. Come puoi non esserne degno? Perciò, cambiate la percezione di affermare che non siete degni dell’Amore di Dio, perché voi ne siete pienamente degni. Ecco perché Egli ve l’ha dato, ecco perché Egli vi ha chiamato.
D: Jai Gurudev! Come possiamo bilanciare la nostra vita spirituale con la nostra vita quotidiana, con i doveri, perché mi sembra che se una prevale, l’altra parte della nostra vita subisce un declino? È vero?
Non è affatto vero. Vedete, questo è un fraintendimento che molto spesso hanno le persone spirituali. Dicono: “Quando diventiamo spirituali, dobbiamo lasciar andare il nostro dovere quotidiano e concentrarci pienamente sul sentiero spirituale”. Il che non è vero! Ogni parte della tua vita è spirituale. Qualunque cosa facciate nella vostra vita quotidiana, l’atteggiamento con il quale la fate, diventa il vostro percorso spirituale. Quando intraprendete il vostro percorso spirituale, non significa dover smettere di lavorare. Dovete lavorare, ma l’atteggiamento con cui state facendo il vostro dovere è molto importante.
Sul campo di battaglia, quando Arjuna piangeva e si lamentava di non voler combattere, presentava a Krishna molte giustificazioni per scappare; il Signore Krishna gli ha detto di fuggire? No, non lo ha fatto. Che cosa ha detto? Ha detto: “Guarda, se fuggi, andrai all’inferno”. Questo è molto importante da capire: se si scappa dal proprio dovere nella realtà esterna, da ciò che vi è stato dato nel mondo esterno, si va all’inferno. Quindi, qui Egli dice ad Arjuna che scappando dal dovere che la natura vi ha assegnato, soffrirete.
Molto spesso, quando le persone diventano spirituali, dicono: “Oh, il mio lavoro non è buono”. Trovano molte scuse per non fare il lavoro che hanno fatto finora. Naturalmente, se il tuo lavoro è di uccidere gli animali e cose simili, è ovviamente discutibile. Ma, in realtà, Egli non ti chiede di cambiare alcunché nella tua vita. Quello che devi fare è incorporarLo in quello che stai facendo. Non si tratta di fuggire dal proprio dovere. Si tratta di amarlo e di vederlo davvero come una grazia di Dio, che Egli ti ha dato, un’opportunità di lavorare in qualsiasi campo ti trovi, per Lui. In questo modo non cambierete la vostra routine quotidiana. Come Egli disse ad Arjuna: “Se scappi dal dovere, andrai all’inferno”. Se compi il tuo dovere, andrai comunque all’inferno”. Ma come è mai possibile che entrambi implichino di andare all’inferno? Poi disse: “Lascia che la tua mente e il tuo intelletto siano su di Me”. Quindi, ovunque voi siate, incorporate il Divino cantando il Suo Nome, pensando a Lui. Non vi chiedo di pensare 24 ore a Lui. Lui sa che non è possibile, ma almeno per un po’ di tempo, di tanto in tanto. Avete tempo per fare pettegolezzi, avete tempo per chiamare la persona amata, avete tempo per così tante cose, allora trovate alcuni minuti di tanto in tanto solo per cantare il Suo Nome Divino dentro di voi. Non c’è bisogno di cantarlo ad alta voce. Pensate a Lui, connettetevi a Lui, trovate una scusa, chiudetevi in bagno, sedetevi, meditate su di Lui.
Trovate molte scuse per fare tante cose nella vita, ma tentate di trovare delle scuse anche per incorporare il vostro sentiero spirituale nella vostra vita quotidiana. Non c’è bisogno di scappare in una grotta. Non è tempo per questo e anche nell’antichità non era previsto che tutti lo facessero. Solo i saggi lo facevano. Quelli di quel tempo – i saggi con le barbe lunghe di cui stavo parlando – quando vi sedete in una grotta non c’è niente per radersi e quindi naturalmente ti crescerà la barba! Quindi, fai della tua vita la tua spiritualità.
D: Caro Guruji, nelle Scritture molte storie rivelano come le persone con un grande ego siano diventate sante o abbiano ottenuto la liberazione dopo che il loro ego è stato rimosso o spezzato. La mia domanda è: cosa bisogna fare per le persone che hanno il problema opposto, il cosiddetto complesso di inferiorità. Qual è il percorso consigliato per loro?
Complesso d’inferiorità (ndr: Guruji fa un gioco di parole in inglese dicendo “in-fear-iority”, cioè “nella paura”) Anche in questo caso, è molto simile alla prima o alla seconda domanda che avete posto, sull’essere indegni. Molto spesso giudichiamo noi stessi, perché è facile. Diciamo: “Sì, bisogna amare tutti”. È facile amare tutti perché quando diciamo di amare tutti, nessuno viene davvero a chiedertelo; non c’è bisogno di impegnarsi davvero, basta dire: “Sì, io amo tutti”. Ma quando si arriva al punto di amare se stessi, si percepiscono tutti i propri difetti. Allora ci si concentra su quello. Allora affermi: “No, non ce la faccio”.
Sapete quante persone ho incontrato che dicono: “Non posso amare me stesso, ma posso amare gli altri”. Come puoi amare qualcun altro quando non riesci ad avere amore per te stesso? Amare se stessi significa imparare ad accettare se stessi così come si è. Capite? Quando imparerai ad accettarti, vedrai che la tua vita si trasformerà in un’avventura. Quindi, accettazione significa prima di tutto accettare il tuo modo di essere. Non significa che non si possa cambiare. Non significa che non si debba cambiare per il meglio, no, non sto dicendo questo. Quello che sto dicendo è che devi imparare ad accettarti per come sei, il che significa amare te stesso. Con quel complesso d’inferiorità, ti stai concentrando così tanto sul tuo livello tamasico che, più ti ci focalizzi, meno crescerai. Quindi, concentratevi su qualcosa di positivo, cambiate il modo in cui pensate a voi stessi. Questo vi aiuterà ad innalzarvi.
Quando guardiamo tutti i saggi, i santi – si parlava dei santi e delle loro vite – uno dei più bei santi di cui raccontiamo la storia è Shabari. Shabari era la figlia di un capo tribù. Il giorno del suo matrimonio fuggì, e si mise alla ricerca del suo guru. Viaggiò ovunque, ma nessuno la accettava perché si sapeva che era una ragazza proveniente da una tribù. Era scappata la notte prima del suo matrimonio solo per evitare che a causa sua venissero sacrificate molte capre e mucche. Si trattava di usanze tribali del tempo. Così, per evitarlo, lei scappò via. Girò per molti ashram, ma nessuno la accettava perché avevano paura che i suoi genitori sarebbero venuti a riprenderla, lottando e portando distruzione nell’ashram stesso. Finalmente, un saggio la accettò e la sua vita quotidiana cambiò rispetto a quando aveva una vita privilegiata; ora la sua vita quotidiana consisteva soltanto nel portare l’acqua e di occuparsi del benessere dell’ashram. Nient’altro. Così, il tempo passò. Poi per il guru arrivò il momento di ascendere, così lei piangeva e diceva: “Guruji, l’unica cosa che voglio è servire Te e voglio stare con Te”.
Guru Maharaj lo sapeva e le disse: “No, lo scopo della tua vita e il motivo per cui sei nata qui, è di incontrare il Signore, di servirLo”. Egli verrà. Egli si è incarnato sulla terra nella forma del Signore Rama. Egli verrà e ti darà il Suo Darshan”.
Vedete come spesso non ci rendiamo conto della grandezza di nascere come esseri umani, specialmente quando Dio ha dato a uno di loro la grazia di conoscere il suo Nome. Shabari non conosceva Rama. Lei conosceva solo il Nome di Rama. E questo è ciò che ha venerato per tutta la sua vita. Adorava solo il Nome di Rama. E ogni giorno aspettava che Lui arrivasse. Raccoglieva le bacche dagli alberi, preparava i fiori e il giaciglio dove Rama si sarebbe seduto. Il Nome di Rama soltanto era tutto per lei.
Successe così che un giorno andò a prendere un po’ d’acqua al fiume e, poiché era considerata di una casta bassa, i saggi che erano nei dintorni furono disturbati dal suo rumore mentre prendeva l’acqua dal fiume. Così, uno dei saggi le lanciò una pietra. Così, la pietra colpì la sua gamba e un po’ del suo sangue gocciolò dentro il fiume. Quando il sangue toccò il fiume, tutto il fiume divenne insanguinato. Lei scappò via piangendo perché si sentiva così male. Così, quando i saggi videro l’accaduto, dissero: “Oh, il suo sangue ha contaminato tutto il fiume! Così, tutti i saggi che erano in giro si riunirono e iniziarono a cantare molti mantra, ogni cosa possibile, per purificare l’acqua. Non accadde nulla.
Alla fine, dato che Rama si trovava nella foresta, in esilio, essi ne avevano sentito parlare e dissero: “Il Signore Rama è Purushottama, Egli è il Signore Supremo che si è incarnato”. Si recarono da Lui e Gli chiesero “Per favore fai scendere la tua grazia su quel luogo e purifica il fiume” Così, Rama giunse con Lakshmana. Quando Rama e Lakshmana arrivarono, i saggi Gli chiesero: “Per favore, metti i Tuoi Divini Piedi di Loto dentro l’acqua”.
Rama disse: “Ok, va bene”. Mise i Piedi dentro l’acqua. Non accadde nulla. Allora Rama disse: “Cosa devo fare?”
Essi dissero: “Forse dovresti immergerti in acqua?”
Egli disse: “I Miei Piedi non hanno cambiato quell’acqua, pensate che facendo un bagno cambierà qualcosa?”
Risposero supplicando, ”Per favore!”
Dunque, Rama fece un tuffo nell’acqua, e niente accadde.
Questi saggio erano molto insistenti. Chiesero a Rama: “Per favore, puoi fare dei gargarismi con l’acqua nella Tua bocca e sputarla di nuovo nel fiume? Forse questo cambierà l’acqua del fiume”.
Lakshman si oppose a quell’idea, e disse, “Come potete dire ciò a mio fratello?
Ma Rama disse: “Va bene, esaudiamo i loro desideri”. Sai, sono dei saggi, esaudiamo il loro desiderio”. Così, Rama prese un po’ d’acqua, fece dei gargarismi, la sputò nel fiume e non successe nulla.
Essi Gli chiesero: “Che cosa dobbiamo fare?” Erano preoccupati. Poi, raccontarono a Rama la storia di quanto accaduto.
Quando Rama sentì parlare di Shabari – vedete – la connessione tra l’amato Signore e l’amato, l’amante e l’amato, è unica. Quell’anelito –che Shabari aveva vissuto in tutti questi anni da quando era giovane fino a diventare una donna anziana – quell’anelito per Rama non era cambiato. Bhagavan, quando sentì il nome di Shabari, fu riempito di bhav e saltellava in giro dicendo: “Per favore, portatemi da Shabari!
Loro dissero: “Come possiamo portare Te a casa di questa donna di basso rango? Lei proviene da una casta molto bassa, molto… capisci, una vecchia donna, brutta, come possiamo portarTi da lei?
Egli disse, “No, devo vederla!”
Allora, dissero: “Okay”. Chiesero di Shabari, e le fecero pervenire un messaggio. Così, quando Shabari sentì che il suo amato Signore era nelle vicinanze, corse come una donna impazzita verso il suo amato Signore. Mentre correva, un po’ di polvere dei suoi piedi cadde nell’acqua. Nel momento in cui la polvere toccò l’acqua, tutto il fiume venne purificato.
Questo è molto importante da comprendere. Lei si era considerata indegna, ma Bhagavan non l’ha mai considerata indegna. Voi vi considerate inferiori, ma Dio vi ha dato questo corpo fisico, vi ha fatto devoti, vi ha dato il Suo Nome Divino perché vi considera importanti ai Suoi occhi.
Quando Shabari raggiunse il Signore Rama, cadde ai Piedi di Rama e Rama fu così deliziato di vedere Shabari.
I saggi non riuscivano a capire cosa fosse successo; come mai la polvere dei piedi di Shabari aveva depurato l’intero fiume quando i mantra, la loro conoscenza e la loro cosiddetta devozione, non ci erano riusciti? Nemmeno il Signore Rama stesso c’era riuscito! Così, chiesero al Signore Rama quale ne fosse il significato. Il Signore Rama spiegò che quando essi avevano colpito Shabari, il sangue che era caduto nell’acqua non era il sangue di Shabari. Era, in realtà, il Suo sangue, proveniente dal Suo cuore, e la polvere di una tale devota aveva purificato quel sangue. Rama non poteva purificarlo da solo. Ma la semplice polvere di questa devota lo aveva purificato.
Allo stesso modo, Dio ha visto qualcosa di più profondo dentro di voi. Lasciate che la vostra mente sia assorbita in quella particella di divinità che è dentro di voi, quella dignità del Suo Amore dentro di voi. Non importa se vi considerate inferiori o superiori. La cosa più importante è che la vostra mente sia assorbita nel Suo Nome Divino.
Jai Gurudev a tutti!