Live da Vrindavan

Oggi condividiamo con voi un po’ di questa giornata. È stato divertente. Stamattina la polizia si è presentata qui e ha chiesto a tutti di andare a fare un check-up – tutte le persone qui nell’ashram. Così, siamo andati in ospedale, dove ci hanno detto: “Avete un foglio della polizia con il motivo per cui venite qui a fare un controllo?

Già non appena arrivati all’ingresso dell’ospedale, non ci hanno permesso di entrare. È davvero divertente. Si può notare la paura sui volti della gente, soprattutto quando vedono tutti i bianchi, santo cielo!  Vedete, la gente si è fatta una certa idea che il virus guardi prima il vostro viso o il colore della pelle, e poi viene a prendervi. Ma no, colpisce tutti allo stesso modo. Non guarda se sei ricco o povero, se sei bianco o nero; verrà per te. Specialmente se hai tanta paura che venga a prenderti. Ma è triste vedere come le persone in certe regioni agiscano in questo modo discriminante. Si vede chiaramente che dicono: “Oh, solo queste persone ce l’hanno”. No, non è così.

Quindi, sarebbe bello che la gente si rendesse conto che siamo tutti esseri umani in primo luogo, e tutti hanno un certo limite, e tutti possono esserne colpiti. Dobbiamo essere qui pronto ad aiutarci a vicenda. Ma la cosa divertente è che quando vediamo i medici, che hanno fatto il voto di aiutare le persone, quando vediamo come in altri paesi i medici aiutano le altre persone, è incredibile. Qui però si vede che la gente ha paura. Non sono nemmeno pronti ad aiutarti. Sono usciti tutti e hanno detto: “No, no, non vi aiuteremo”. E questo è davvero molto strano, ma allo stesso tempo è stato divertente il modo in cui la gente reagisce, e proprio per ignoranza. Quindi… questa è stata la giornata di oggi, e beh, siamo ancora felici, siamo ancora gioiosi, questo non cambia il nostro atteggiamento di essere felici e positivi.

Dunque, Swami Revaati farà le domande. Vediamo.

Poiché non possiamo sapere cosa sia meglio per gli altri, possiamo semplicemente offrire il nostro japa e le nostre preghiere ai Tuoi Piedi e chiedere a Te di fare il meglio per conto loro, o c’è un modo migliore di pregare per gli altri?

Beh, è vero. Molto spesso si parte dal presupposto di sapere cosa sia meglio per gli altri. In realtà, nemmeno la persona stessa sa cosa sia meglio per sé. Molto spesso le persone chiedono molte cose che le rendono infelici.  Così, si nota spesso che le persone stesse non sanno cosa sia meglio per loro. Per questo è importante pregare soltanto che sia fatta la volontà di Dio. Il modo migliore per farlo è pregare per loro e affidarli al Divino. Lui sa cosa sia meglio per ognuno di noi. Fate il vostro japam, fate la vostra preghiera e abbiate un’intenzione. Vedete? Se sai che qualcuno sta soffrendo, prega per quella persona. Non è sbagliato pregare per qualcuno, non si fa alcun male a pregare, a desiderare il bene per qualcuno. Quindi, pregate, fate japam, offrite un’intenzione alla persona che ne ha bisogno e poi, lasciate che sia il  Divino Stesso a concederle la Sua grazia come vuole. Molto spesso abbiamo una certa aspettativa, e a causa di questa aspettativa, diventiamo infelici. Diciamo: “Sì, abbiamo pregato Dio, abbiamo pregato Guruji, ma non è successo nulla”. Perché? Perché non potete sapere cosa sia bene per l’anima di quella persona.

Nella Bhagavad Gita, capitolo 5, versetto 22, il Signore Krishna ha detto ad Arjuna che chi entra in contatto con qualcosa di limitato, chi prega per qualcosa di limitato, otterrà solo dolore e sofferenza. I saggi invece mirano a qualcosa che è infinito, che è illimitato.

Quindi, se lo analizziamo, tornando alla domanda, Bhagavan Krishna rivela che spesso il nostro chiedere è fondato su alcuni limiti. La nostra mente e i nostri sensi possono capire solo qualcosa che è limitato. E poi, quando puntiamo a quel limite, beh, saremo infelici, avremo tristezza e dolore nella nostra vita.  Perché tutto ciò che è limitato vi darà solo una felicità limitata. È come quando non hai fame: anche il poco cibo che mangi non ti dà gioia, perché non hai fame. Quando non abbiamo fame, anche mangiare quel poco cibo sarà come una sofferenza. Immaginatevi poi un sacco di cibo; non vi darà la stessa felicità. Così, fin dal principio scoprite che c’è infelicità in ciò, eppure, se osservate, voi prendete così tanto cibo, mirate a così tanto, chiedete così tanto, eppure trovate ancora infelicità.

Si dice che questa infelicità sia come una prostituta ben vestita, che si fa bella, che si incipria, che aspetta in un vicolo buio ammiccando a uno sconosciuto. E’ la stessa cosa. Ciò che ne scaturirà sarà solo infelicità. Quindi, siate coscienti di ciò per cui state pregando, siate coscienti del vostro scopo. Potete sempre pregare per le persone, potete sempre inviare un’intenzione positiva alla gente, ma lasciate ciò sempre alla Realtà Ultima, lasciatelo al guru e a Dio e abbiate fede nel fatto che loro sanno meglio di voi cosa è bene per l’anima di ciascuno e per il percorso di ciascuno.

SVR: Questa domanda proviene da un bambino di nove anni:

Perché gli kshatriya nel Mahabharata e nel Ramayana erano così tanto più grandi e più forti di noi oggi?

È una bella domanda! Questa domanda proviene da un bambino di nove anni? Interessante. Sono molto contento che questo bambino si stia davvero interessando al Ramayana e al Mahabharata, e soprattutto che abbia osservato che quelle persone erano molto forti.

Allora, perché erano forti e molto potenti ai tempi del Ramayana e del Mahabharata? Vedete, quando guardiamo i film, o quando leggiamo di ciò, ovviamente, nelle nostre menti pensiamo che essi fossero molto grandiosi e possenti e molto potenti. Inoltre, molto spesso noterete, se il bambino ha guardato un cartone animato, che sono molto robusti e molto ben strutturati, come se fossero appena usciti dalla palestra. Ma è vero! In quel periodo, il corpo era molto importante, e il modo in cui se ne prendevano cura era molto importante; erano molto muscolosi. Ma oltre a questo, non solo rendevano muscolosi i loro corpi, ma anche le loro menti. Vedete, la guerra alla quale venivano addestrati non era solo fisica. Oggi la differenza è che le persone sono molto preoccupate per il loro fisico, mentre oggigiorno si risolve tutto con la semplice pressione di un bottone e ‘katakata’, come con la pistola. No! A quel tempo era tutto molto fisico. All’epoca non c’era nessuna pistola. Non si poteva stare in piedi in un punto e sparare fin dall’altra parte. No, correvano, fisicamente. Quando guardi il Mahabharata, quando guardi il Ramayana, vedi quanto correvano. Quindi, per poter correre, dovevano essere fisicamente in forma. In questo modo, erano ben strutturati e molto agili nell’arte del combattimento. Ecco perché sono rappresentati spesso come figure molto forti. Questo è un punto.

Un altro punto è che, nell’arte della guerra di allora, non si trattava solo di andare a uccidere il nemico. La spiritualità aveva un ruolo molto profondo nelle loro vite. La loro meditazione era altrettanto importante, così come la preghiera. Dio era parte della loro cultura. Per loro non si trattava solo di essere ben strutturati fisicamente, come ho detto prima, ma anche mentalmente erano ben preparati. Quindi, erano forti sia fisicamente che mentalmente. Ecco perché potete notare che avevano dei poteri, poteri mistici. Noi vediamo solo i personaggi principali, le figure chiave nel Mahabharata o del Ramayana che hanno armi molto potenti e così via, ma anche i personaggi minori ne possedevano. Nel Ramayana, anche le scimmie che andavano in guerra erano molto potenti. Loro erano dalla parte di Rama, così come i demoni dalla parte di Ravana erano esseri altrettanto potenti. Non erano solo semplici persone.

Per avere questa capacità, avevano padroneggiato la loro mente attraverso le loro pratiche spirituali. Che fosse positiva o negativa, non importa, ma si può vedere che erano ugualmente molto potenti nel loro corpo e nel loro stato mentale. Ecco perché vedrete che erano molto, molto forti. Anche quando osserviamo gli Spartani, per esempio, nella mitologia Greca, nelle grandi guerre, non erano magri, con solo pochi muscoli. No, erano persone ben strutturate che si erano allenate regolarmente. Qui si vede la disciplina che avevano nella loro vita; non se ne stavano seduti lì.

L’esercito di Alessandro Magno non era fatto di gente che diceva: “Oh, sì, ora dobbiamo andare in guerra, allora andiamo e combattiamo”. No, non è così. Si allenavano per tutto il giorno. La disciplina e tutto quello a cui si sottoponevano era stupefacente. Se guardiamo l’esercito al giorno d’oggi, anche loro si allenano. Non possiamo dire che stiano seduti lì a far niente. Ho avuto la possibilità di visitare alcuni posti. Si allenano, ma molto spesso le persone che vengono da fuori non lo vedono. Pensano che qualcuno prenda una pistola e vada a combattere e così a proteggere il paese, o quello che è. No! Ogni giorno devono tenersi in forma. Se non si tengono in forma, come possono combattere? Sicuramente oggi non hanno più la stessa capacità di prima, ma ogni esercito fa davvero molto per salvaguardare il proprio paese. Non dovremmo dimenticare il loro sacrificio e tutto quello che stanno facendo per proteggere la nazione.

Qui in India, le persone sono molto pacifiche ovunque (tranne che in questi giorni, quando a causa di questo virus nessuno può fare nulla), ma nel corso dei secoli, quando guardiamo a ciò che gli eserciti hanno fatto per proteggere il confine di questo paese perché il popolo rimanesse in pace, dobbiamo essere loro grati. Non solo qui, ma ovunque. Questo è il loro dovere e dobbiamo essere grati a tutte le categorie.  Adesso vediamo tutti i medici impegnati negli ospedali di tutto il mondo; dobbiamo essere grati anche per loro, perché stanno dando la loro vita per gli altri, perché nel fare questo forse anche loro vengono contagiati dal contatto con quel virus. Così, in ogni campo della vita, vediamo che quando qualcuno si dedica veramente al proprio dharma, al proprio dovere, è molto forte, è molto potente. Penso che anche questo sia emblematico; quando ci dedichiamo a ciò che facciamo, abbiamo una forza interiore.

Ognuno ha il suo percorso unico verso la realizzazione del Sé e verso la realizzazione di Dio, ma quali sono alcuni segni o tappe che mostrano che stai progredendo nella giusta direzione invece che cadere sempre più nell’illusione?

Vedete, se cerchiamo dei segni, allora cerchiamo solo qualcosa che è limitato. Come per la prima domanda, se cerchiamo solo qualche segno, diventeremo infelici perché allora tutta la tua intenzione mentre stai facendo la tua sadhana sarà solo focalizzata sul pensare, “Che segno mi arriverà?” Capisci? Quindi, se quella è la tua intenzione, quella di cercare solo un segno, non sarai mai felice. Invece di progredire, divagherai, cadrai. Ma se fai la tua sadhana con tutto il cuore e con gioia, ti dimentichi del risultato. Questo è ciò che ha detto il Signore Krishna: fai qualsiasi cosa, ma non essere attaccato al risultato. E se lo fai, vedrai che sarai la persona più felice, perché sei libero da una determinata illusione.

Quando si hanno delle aspettative, anche la mente può creare molte illusioni, e molto spesso ho notato che, sul sentiero spirituale, alla gente piace correre dietro alle illusioni, piace correre dietro ai segni, piace correre dietro a qualche esperienza futile. L’esperienza più grande è quella gioia quando si può veramente godere il Divino nel proprio cuore. Questa è una delle esperienze più belle quando si può ridere senza motivo, si può piangere senza motivo; questi sono segni che indicano che si tratta della propria esperienza personale. Ma se cercate un po’ di luce scintillante qua e là, o piccole stelle che lampeggiano qua e là e poi le prendete come segni, questi sono solo segni limitati. E se cercate un segno limitato, troverete un segno limitato, ma quel segno limitato non vi darà quella vera felicità. Vi darà una felicità a breve termine, e quella felicità a breve termine sarà facilmente dimenticata. Ecco perché le persone illuse interpretano un segno come questo a modo loro, e poi entrano nell’illusione, e a queste persone piace condividere quest’illusione con gli altri.

Quando condividi la tua illusione con gli altri, gli altri reagiscono così: “Oh, wow, quanto sei fantastico e meraviglioso! E così si ripete la tua stessa illusione. Allora sei davvero felice? No, non lo sei! Sarai felice solo per poco tempo. E una volta che questa sarà svanita, dovrai cercare un’altra storia, un’altra storia illusoria, da raccontare alla gente. In questo modo, spesso le persone passano da un’illusione all’altra, ma non trovano la vera felicità. Quindi, per favore, non cercare un segno altrove, ovunque sia. Semplicemente sii te stesso, sii felice come sei, sii grato di non vedere neppure un segno. Altrimenti avresti qualche problema, probabilmente, con la tua visione!  Quindi, sii felice.

Come ho detto, molto spesso la gente mi chiede: “Hai avuto notizie di queste persone o di quella cosa? Io dico: “No, non li sento mai”. Fintanto che non avete notizie da qualcuno, sappiate che è un buon segno, che sta bene, che è in buona salute. Perché se ricevessi loro notizie, vorrebbe dire che non stanno bene. Se quindi non percepite alcun segno o altro, siate felici di essere sulla strada giusta.  Ma se cominciate ad avere qualche visione, a vedere questo e quello, forse avete qualche problema, allora dovreste cominciare a preoccuparvene! Nel caso Bhagavan volesse davvero darti un segno, quel segno sarà per te personalmente. È un’esperienza tra te e Lui, ed è un’esperienza unica.

Non voglio dire che le persone non sperimentino il Divino. Molte persone, molti santi, molti non santi, molte anime grandi o piccole o comunque vogliate chiamarle, che hanno costruito una relazione con Dio, hanno avuto il Darshan di Bhagavan, hanno avuto scorci della Sua Divinità. Ma lasciate che sia Lui a venire da voi. Lasciate che sia Lui a manifestare Se stesso nel modo in cui Egli vuole farlo. Non createlo dentro la vostra mente. La vostra mente è molto potente. Si dice che gli esseri umani usino solo il 5% della loro intelligenza. Quindi, a parte quel 5% che voi usate, immaginate che il 95% dorme; quanto potete fare con quel 95%? Immaginate solo un altro 5%! Anche un po’ di più di quell’uno per cento, diciamo, quel 5,5 per cento risvegliato, allora puoi fare un sacco di cose.

Sii semplicemente chi sei. Non correre dietro a qualche esperienza. Senti quella gioia dentro di te. Senti quell’amore che Dio ha messo dentro di te. Lui è lì seduto, ad aspettarti. È lì, che sta bussando alla porta del tuo cuore. CercaLo lì e lascia che si riveli dentro di te. Dimenticati della rivelazione esterna; lascia che sia Lui a rivelarsi dentro il tuo cuore.

A volte è difficile sentirsi incoraggiati e motivati a praticare perché, a parte Te, non vedo intorno a Te persone sante che abbiano conquistato quell’ego e quella mente. Perché nessuno ha raggiunto la meta intorno a Te nonostante la Tua grandezza?

Beh, non direi che non c’è nessuno. Ce ne sono alcuni, ma non si tratta di loro. La tua attenzione è sul guru, dovresti concentrarti sul guru. Non devi concentrarti sui devoti che ci sono in giro. È vero, a volte quando guardiamo i devoti, vediamo che l’orgoglio è presente, e che l’ego è ancora molto forte, ma vedete, quanto più si è in sintonia con il guru, tanto più si diventa umili. Ma se vuoi concentrarti su di loro, loro sono ancora in viaggio – che siano Swami o Rishi o qualunque cosa siano, devoti – sono ancora in viaggio, e quando arriverà il momento, quella grazia sarà data loro. Vedete? Quindi, è tutta una questione di tempo.

Osservando tutti i Maestri, in quale momento i loro discepoli giungono alla piena realizzazione? Spesso il Maestro tiene questa realizzazione con sé e la dà solo quando è il momento giusto. Perché, vedete, se viene data questa realizzazione a qualcuno mentre il Maestro è ancora in vita, l’offesa che essi potrebbero compiere sarebbe di pensare di essere al di sopra del Maestro. E questa è una delle più grandi aparadha, cioè offesa che si possa fare. Ecco perché i Maestri realizzati, gli Avatar, conservano questa realizzazione, e quando saranno pronti a dipartire, la trasmetteranno a chi è necessario.

Un meraviglioso esempio è Gesù Stesso. I suoi discepoli intorno a Lui non erano persone molto intelligenti, ma erano pronti, erano stati preparati. Ma una volta che il Maestro non c’era più ed essi erano stati resi umili, avevano questa umiltà in loro stessi, Egli ha riversato su di loro quella grazia. Così, tutti i Maestri realizzati lo sanno. Se avessero fatto arrivare uno dei discepoli a quella pienezza di realizzazione, anche il loro ego sarebbe entrato in gioco. E, se il loro ego emerge in questo, e non hanno raggiunto quell’umiltà, può essere molto pericoloso per loro. Invece di avanzare, cadranno così in basso che non si sa quante vite dovranno prendere per raggiungere di nuovo quel livello. Quindi, è, in realtà, una grazia di salvezza che il Maestro tiene con Sé, non rivelando e non dando quella piena realizzazione fino a quando essi non saranno pienamente in grado di gestirla. Nella mia vita stessa, vedete, ho cercato di dare quella realizzazione ad alcune persone, ma loro non erano pronte a gestirla perché il loro ego e la loro mente erano ancora molto attivi. Ecco perché i Maestri sono molto attenti a ciò.

Jai Gurudev!