Live da Vrindavan

Jai Gurudev! Benvenuti a tutti!

Oggi stavo pensando a cosa condividere con voi. C’è stata una situazione divertente. Vedete, ogni giorno mentre stiamo mangiando, arrivano le scimmie. Le scimmie a Vrindavan sono molto famose perché rubano qualsiasi cosa. Quando andate al mercato, vi rubano gli occhiali. E proprio adesso non c’è in giro molta gente, ma, vedete, quando vi rubano gli occhiali, voi automaticamente dovete tirargli un succo o qualcosa, così che loro lascino cadere gli occhiali restituendoveli. Però, ultimamente, tutti i mercati sono chiusi e anche la gente non va in giro. Come sapete, quando la gente va in giro butta sempre qualcosa. Così, le scimmie stanno qui attorno perché sanno che qui cuciniamo per 50 persone. Così, eravamo qui, io stavo disegnando gli occhi alle divinità, quando abbiamo sentito un gran baccano in cucina. Uno dei devoti è andato a controllare, ma non ha visto nulla. Continuavo a sentire dei rumori, allora sono andato in cucina: ce n’erano due. Una piccola scimmia stava facendo rumore fuori solo per sviare le persone, e ce n’era una grande che stava prendendo tutto quello che poteva per poi correre via.

E’ stato davvero divertente. E poi abbiamo dovuto cacciarle via. Vi assicuro, è così divertente, queste scimmie sono così intelligenti, si siedono qui e fanno rumore. Ultimamente non vengono qui quando c’è il satsang, il che è incredibile… Altrimenti potreste sentirle, durante il satsang potete sentire che camminano oppure notare che le sto guardando. Questo è quello che è successo e… Ah sì, ieri è stato meraviglioso, perché abbiamo mangiato la pizza e tutti i devoti hanno mangiato due pizze. Hanno fatto più di 100 pizze. E le abbiamo fatte sulla legna. Non sulla legna, intendo sulla carbonella, ed è stato molto bello. Anch’io ne sono rimasto stupito. Così…. Vedete che meravigliosa quarantena stiamo vivendo qui a Vrindavan. Sono sicuro che anche voi state vivendo una tale piacevole e meravigliosa quarantena a casa, e sono certo che anche voi vi state divertendo. Inoltre, ogni sera facciamo dei quiz su diversi argomenti: Bhagavad Gita, Bhagavatam e così via. E’ veramente molto educativo. Dovreste farlo anche voi. E qualche volta guardiamo qualche bel film sui santi. Dunque, siamo abbastanza impegnati qui a Vrindavan. Sono sicuro che tutti concorderebbero.

Allora, chiederò ora a Swami Revati di pormi la domanda.

D: Jai Gurudev Guruji!

PV: Si, Jai Gurudev!

D: Osservando le storie delle principali incarnazioni di Vishnu, si vede che tante persone si maledicevano a tutto spiano. In tutto ciò, si vede chiaramente che le maledizioni non solo si avveravano, ma dovevano anche essere rispettate. Anche oggi è così se qualcuno lancia una maledizione?

PV: In realtà, vedete, i saggi non lanciano maledizioni a caso. Se tu fossi stato educato in quella società, se avessi studiato davvero la cultura vedica, vedresti che una maledizione è una benedizione sotto mentite spoglie, soprattutto quando viene da un saggio, da una persona santa. Naturalmente, non la comprenderai quando la senti, quando ne leggi a riguardo. Perché la parola “maledizione” in sé è una cosa tremenda.

Male benedizioni possono arrivare in molti modi, sapete. E la maggior parte delle benedizioni arriva in un modo che non ci aspettiamo. Quindi, se le maledizioni esistono ancora? Sì. Perché, vedete, al giorno d’oggi le persone recano più offese piuttosto che fare qualcosa per ricevere una benedizione.

A causa di ciò, riversano su di sé ulteriori maledizioni. Quindi, al giorno d’oggi, chi maledice siete soprattutto voi stessi, maledite voi stessi a causa del modo in cui pensate e per le vostre azioni. E, naturalmente, quando si ferisce il cuore di qualcuno, automaticamente si viene maledetti. Non è una maledizione; poiché, vedete, quando si fa del male a qualcuno, il cuore di quella persona percepisce quella ferita.

Non è tanto il cuore di quella persona che si sente ferito. In realtà, è l’Atma stessa. Quante volte nella vita si è fatto del male a qualcuno, consapevolmente e inconsapevolmente? Molte volte! E dal vostro punto di vista pensate: “Sì, sto facendo qualcosa di giusto”. Ma cosa c’è in quella persona che state ferendo? Non sapete cosa c’è dentro la persona.

Quindi, sì, le maledizioni succedono ancora. E naturalmente, quando si creano delle offese, per esempio, verso il Maestro e verso i devoti, certamente si viene maledetti. Ma, ovviamente, un Maestro, o un devoto, non andrà in giro a dirvi: “Oh, ti maledico per questo e per quello”. Tuttavia, ciò accade spontaneamente, perché è una maledizione dell’Atma stessa, non riconoscendo la grazia che Dio vi ha dato nell’essere in prossimità di quella persona, per tutto ciò che dovete imparare stando in mezzo a quelle persone.

Vedete, nella vita non avrete intorno a voi solo brave persone. Troverete tutti i tipi di persone. Così, il Maestro mostra la via dell’amore, ma sta a voi imparare davvero ad accettarla e a percorrere quella strada. Quindi, tornando al tema della domanda, i saggi lanciavano maledizioni. In realtà la loro maledizione era una pianificazione a lungo termine di come le cose devono compiersi.

Una bella storia di una di quelle maledizioni è quella di Gandhari, la madre dei Kaurava.

Dopo che tutti i suoi figli furono uccisi nella guerra del Mahabharat, sul Kurukshetra tutti loro erano morti, finita la guerra, si recarono tutti a chiedere la benedizione del re, e anche della regina, perché non avevano alcuna inimicizia nei loro confronti. Ma, vedete, il cuore della madre era così pieno di rabbia, tanto che quando Krishna si presentò lì, di fronte alla regina, lei, in quanto madre che non poteva resistere, disse: “Tu sei il Signore dell’Universo, avresti potuto cambiare tutto, con un semplice schiocco di dita, ma perché non lo hai fatto? Fuori di sé dalla rabbia, maledisse Krishna dicendo: “Tutta la tua generazione, tutti i tuoi figli saranno uccisi nello stesso modo in cui sono stati uccisi i miei figli”. Sappilo. La tua dinastia finirà”.

E Krishna disse con gioia: “Madre, lo accetto”. Egli stesso, il Signore Supremo, accettò la maledizione di Gandhari, perché rappresentava il piano stesso di come Lui sarebbe uscito da questo mondo. È una pianificazione a lungo termine. Come dico sempre, la gente ha una programmazione a breve termine, il Divino ha una pianificazione a lungo termine.

Così, quella maledizione è diventata un mezzo per il Signore per poter terminare la sua incarnazione in questo mondo. E, naturalmente, conoscete la storia di come i bambini di Krishna iniziarono a litigare tra loro a causa di una maledizione che ricevettero; infatti, un giorno stavano prendendo in giro un saggio, fingendo di essere in gravidanza, camuffandosi con un pestello e un mortaio sulla pancia, e andarono da un saggio dicendo: “Saggio, per favore, benedicici, poiché aspettiamo un bambino”.

E, per farla breve, il saggio si rese conto che lo stavano solo prendendo in giro, così disse loro: “Così sia” e li maledisse. Per questo motivo il bambino, Samba era il suo nome, no? Rimase gravido e poi, quando dovette partorire, partorì una palla, partorì una palla di metallo che essi frantumarono e gettarono in mare. I pesci la mangiarono e una parte del metallo penetrò, perché lo avevano triturato completamente, facendolo diventare polvere, così il metallo si sparse in giro, e dell’erba crebbe contaminata da questo metallo. Fu così che questo divenne l’oggetto di quella maledizione. Dunque, alla fine, iniziarono a litigare tra di loro e si uccisero a vicenda.

E questo proprio per mostrarvi come persino una maledizione possa essere una pianificazione a lungo termine anche per il Divino, un piano a lungo termine. Non tutte le maledizioni sono davvero terribili. Dipende sempre da come le si prende. La maledizione può anche essere una benedizione, come si può vedere in molte vite, ad esempio, quando la tua vita sta andando a rotoli, ti credi maledetto e dici: “Oh, perché sono maledetto?” Poiché non vedi nessuna soluzione, non vedi niente.

Quello che vedete è oscurità completa, vedete che tutto sta cadendo a pezzi. Ma più avanti nella vita, quando guarderete indietro, vedrete che è stata anche una benedizione, perché per qualsiasi cosa sia successa nella vostra vita, quell’esperienza vi ha portati al punto in cui vi trovate ora. Lo sapete. Quindi, non è sempre un male, capite. È anche una benedizione in sé.

D: Jai Gurudev, Guruji! Hai detto che i tuoi devoti sono la tua famiglia e che sei venuto qui per loro. Se è così, c’è una limitazione al numero totale di devoti iniziati che avrai? Quanti potrebbero essere durante questa Tua vita?

PV: Vedete, non sono qui per collezionare devoti iniziati. Può essere che qualcuno sia devoto, ma che non sia iniziato. Quindi, non possiamo dire che solo i devoti iniziati sono devoti. Quelli che seguono quello che dico sono i devoti. Possono essere un milione, possono essere due milioni, possono essere dieci milioni, possono essere miliardi, non ha importanza per me. Capite? Quindi, non mi preoccupo affatto dei numeri.

Quello che mi interessa è come essi si stanno trasformando. Quindi, se uno di loro veramente si trasforma, per me è sufficiente. Il che è abbastanza raro, in realtà. Vedete, molto spesso – supponiamo ad esempio che vi definiate un devoto – ok? -Cosa significa essere un devoto?Non si tratta solo di ricevere un’iniziazione.

Molto spesso si sente dire: “Oh, sì, sono un devoto iniziato”. Eppure, quel devoto non sa nulla del suo percorso. Quando parliamo dello Sri Sampradaya, di essere vegetariani, di essere… molto spesso si vede che seguono un certo principio e dicono: “Sì, sono devoto”, tuttavia, per essere devoto, la parola “devoto”, che significa “sono devoto a te”, “mi sto donando a te”, è molto importante da capire, “mi sto offrendo a te”. Quando mi offro a te, non appartengo a me stesso, ma a te”. Come il Guru, quando voi prendete l’iniziazione, il Guru si offre al discepolo, al devoto. Ma il devoto deve a sua volta accogliere il Guru. Nello stesso modo in cui il devoto si offre ai Piedi del Guru, esistono entrambe le direzioni durante l’iniziazione, ma il Guru è consapevole di quando si offre al devoto; perché il Guru si offre al devoto? Per la salvezza di quel devoto. Perché quel devoto si elevi e possa raggiungere i Piedi del Signore Supremo, il devoto viene spinto dall’alto, il Guru spinge il devoto e dice: “Vai ai Piedi del Signore”. Capite? Ma il devoto fa lo stesso? Perché il devoto deve diventare umile a tal punto da lasciare che il Guru lo spinga verso l’alto.

Per questo è molto importante avere una certa comprensione del proprio percorso. È molto importante conoscere il proprio percorso. Vedete? Essere un devoto non significa quindi solo farsi il tilak o indossare abiti eleganti e andare in giro e dire: “Sì, sono un devoto”. No! È dentro di te, è quello che ti sta succedendo interiormente.

Un devoto ha questo viaggio interiore, quel legame interiore con Bhagavan. E questo è ciò che ti rende un devoto. Ecco perché la mente deve essere completamente assorta nella riverenza dei Piedi del Maestro e capire veramente cosa significa concretamente.

Non si tratta solo di offrire un fiore, perché ciò che offri realmente con quel fiore è la tua devozione, offri il tuo amore, offri una parte di te stesso. E quando offri una parte di te stesso, diventi umile, diventi amorevole, rifletti il tuo Guru. Vedete, un devoto in ogni momento riflette il Maestro. Sapete, molto spesso mentre viaggiavo in India ho notato che, ad esempio, un certo discepolo – qui non sto usando la parola “devoto”, sto usando la parola “discepolo” di un certo Guru – essi si rassomigliano.

Guru e shishya si somigliano. Automaticamente si sa che quella persona è un discepolo del ‘tal dei tali’, perché il colore – e non sto parlando del colore fisico in questo momento. Non mi aspetto che Swami Revati cominci ad assomigliarmi. Dovrebbe farsi davvero dei bei tatuaggi sulla sua pelle, ma la qualità, la qualità interiore si riflette attraverso il devoto. La qualità interiore, vedete, il Maestro stesso si riflette attraverso il devoto. Più si abbandonano al Maestro, più tutto il loro atteggiamento cambia e cominciano ad assomigliare al Guru. Non diventano il Guru. Questo è molto chiaro, perché vedete che spesso le persone fraintendono. Essi non diventano il Guru, ma cominciano ad assomigliare nella gestualità, nel modo in cui parlano, nel linguaggio che utilizzano. Così, potrete poi vedere che l’umiltà e l’amore iniziano a risplendere attraverso di loro. Questa è la qualità di un devoto, la qualità di un discepolo e anche di un seguace. Come ho detto all’inizio, non sono qui per raccogliere quantità di persone. Ma è dovere di tutti coloro la cui vita si è trasformata, di trasformare la vita degli altri. Quando si porta una certa luce dentro di sé, non si può trattenere quella luce. Sapete, come ha detto Gesù nella Bibbia, quando hai una luce, non devi metterla sotto il tavolo o sotto l’armadio, bensì fai risplendere quella luce.

Quindi, questo è un devoto.

D: Guruji, è scritto nei Tuoi commenti della Guru Gita che dobbiamo concentrare la nostra mente sui Piedi del Guru. La mia Ishtadev è Krishna e io recito ‘Om Namo Narayanaya’. La mia mente è confusa. Non sa su chi concentrarsi. Su chi devo concentrare la mia mente in ogni momento?

PV: Beh, guarda, il Guru ti ha dato una certa sadhana da fare, no? La tua Ishtadev è Krishna. Dunque, c’è forse qualche differenza tra Krishna e Narayana? No, non c’è differenza tra Krishna e Narayana. Narayana è Krishna, Krishna è Narayana. Vedete? Allora, dove devi concentrare la tua mente? In primo luogo, al mattino, quando ti svegli, devi concentrare la tua mente sui Piedi del Maestro.

Questa è la prima cosa che dovreste fare. Se lo fai per prima cosa al mattino, puoi continuare a cantare ‘Om Namo Narayanaya’ e adorare il Signore Krishna. Non c’è differenza fra i tre, in realtà. Il Guru è rappresentante di Narayana.

Bhagavan lo ha mandato come testimonianza del Suo amore e della Sua compassione, ed egli è venuto, il Guru è venuto per ricordare dove la mente deve essere focalizzata. Vedete? La mente di un devoto è focalizzata ai Piedi del Guru. Concentrando la propria mente ai Piedi del Guru, il Guru vede che egli è pronto ad adorare il Signore in una forma che gli permetta di costruire una certa relazione.

Qualunque cosa facciamo, la facciamo attraverso la relazione. Quindi, naturalmente, il mantra è importante, perché non si può portare in giro la propria divinità. Si porta con sé la divinità sotto forma di Nome. Quindi, dove si concentra la tua mente, lo sai? È ai piedi del Maestro e sulla tua divinità. Questo è ciò che la mente può capire. La tua mente può concentrarsi sul Nome? Il Nome non è tangibile. Il Nome è vibrazione. Quindi, la tua mente non può concentrarsi su una certa vibrazione.  La vibrazione vi trasforma interiormente ed esteriormente. Essendo consapevoli delle cose, ciò significa che la vostra mente è molto attiva. Sapete quanto velocemente la vostra mente può saltare da una parte all’altra. Quindi, essendo la mente molto attiva, potete focalizzarla solo su due cose che sono fisiche e materiali per voi, che sono prima di tutto i Piedi del Maestro e la forma della vostra Ishtadev.

Altrimenti, all’inizio è sempre bello, si sa, quando iniziate il vostro cammino spirituale, è sempre gioioso e felice, avete un certo entusiasmo dentro di voi, ma poi dopo che cosa succede? Anche questo entusiasmo svanisce, diventa naturale, normale.

Nella Bhagavad Gita, capitolo 11, verso 45, vediamo chiaramente che, in realtà, quando Bhagavan ha mostrato la Sua Forma cosmica ad Arjuna, egli cosa dice? Dice: “Signore, ti prego, sono molto felice di aver visto la Tua Forma cosmica, sai, sono molto entusiasta di quella forma, ma mi fa paura, tremo di fronte a quella forma, ti prego, torna alla forma alla quale sono abituato, a quella dolce forma”.

Vedete, quando la mente – quando iniziamo il nostro cammino spirituale, c’è questo entusiasmo in noi, “voglio fare qualcosa, voglio cambiare questo, voglio cambiare quello”, avete una grande lista pronta. Allora lo fate per un mese, due mesi, un anno. Poi tutto comincia ad affievolirsi, e dite: “Ok, sì, ok, la mia routine quotidiana comincia a subentrare”. Perché è così che la vostra mente è stata concepita. Vedete? Se non mantenete la vostra mente sulla retta via, sulla concentrazione, dicendo “Questo è davvero il mio obiettivo e voglio solo questo”, esso svanirà. Lo stesso quando Arjuna ha fatto questa preghiera a Bhagavan Krishna, ha detto: “Per favore, abbi pietà, questo aspetto è terribile, sono molto frastornato”. C’è una tale agitazione, sapete, ma poi cosa succede? La mente entra in gioco, la paura comincia a insorgere. Ok, ora che ho visto questa forma cosmica, ho visto chi sei veramente, non posso sostenerLa”. Molto spesso la gente dice: “Dio, ti prego, dammi Te stesso, dammi Te Stesso” e Bhagavan dice: “Va bene, verrò”, ma sarai in grado di gestirLo? Se non hai alcun rapporto con Lui, non sarai mai in grado di gestirLo. Anche coloro che hanno una relazione con Lui non potrebbero gestirLo. Ecco perché, prima di questo, egli aveva pregato dicendo: “Per favore, perdonami”. Sapete, ha chiesto a Bhagavan, capitolo 11, verso 44…  Chiese al Signore Krishna: “Ti prego, perdonami! O, adorabile Signore, ti prego perdonami! Se in qualunque modo ti ho recato una qualsiasi offesa, ti prego, perdonami! Proprio come un padre perdona il figlio, proprio come un amico perdona l’amico, proprio come un amante perdona l’amato, perdonami! Ti imploro per questo perdono”. Perché, vedete, si tratta ancora una volta della nostra relazione. Si tratta di questa relazione che abbiamo nel corso di molte incarnazioni. Quello che riconosciamo, quello che crediamo di sapere, ci porta al punto di dire: “Sì, non so niente”. Ho sempre avuto una certa concezione delle cose che conosco perché l’ho letto da qualche parte, l’ho sentito da qualche parte.” Ma il bhakta si rende conto che per tutta la vita non sa nulla. L’unica cosa conosciuta è unicamente quella che bisogna tenersi saldamente ancorati ai Piedi del Guru e di Dio”.

Quindi, ci sono due forme di bhakti nella vita di una persona, sapete. Abbiamo Aishwarya Bhakti e Madhurya Bhakti, due forme di bhakti.

Nell’Aishwarya Bhakti noi abbiamo una relazione, ma restiamo lontani l’uno dall’altro. Siamo lontani. Io sono qui, faccio tutto in sottomissione alla Tua volontà. Proprio come un re. Un re è nel suo palazzo, tutti sono sottomessi al re. Così, metteranno devozione nel loro servizio, ma senza quell’intimità. Notate una cosa: il servizio è lo stesso, ma quell’intimità, quella relazione, quella vicinanza non c’è.

Poi c’è Madhurya Bhakti. Madhurya Bhakti è normalmente divisa in quattro livelli. Conoscete questa forma di Bhakti. Dasya Bhakti, Sakhya Bhakti, Vatsalya Bhakti, e poi?

SVR: Atmanivedan?

PV: No. Madhurya Bhakti. Quindi, Dasya Bhakti è quando abbiamo una certa consapevolezza del servire, siamo servi del Signore. Come Hanumanji, giusto? Come i devoti. Sakhya Bhakti è ancora più intima.  È proprio come un amico. Spesso i santi vedono Dio come un amico. È buffo che – lo ripeto ancora una volta, è solo la tradizione vedica che prevede questo tipo di relazione con Dio.  Altre tradizioni non la prevedono.  Perché in Sakhya Bhakti – chi può dire: “Sì, Dio è mio amico”?Nessuno può dirlo.

Se hai paura dentro di te, non puoi chiamare Dio tuo amico, non puoi dire: “Ho paura del mio amico”. No, hai un certo rapporto con l’amico nel quale esiste una certa apertura, c’è una certa comprensione del fatto che, “Il mio amico capisce – la comprensione del mio amico, il mio amico mi capisce più di chiunque altro. Quindi, posso dire tutto al mio amico. Posso agire in un certo modo nei confronti del mio amico”, se si tratta del tuo caro amico. Il vostro amico non avrà questo giudizio perché sarà sempre lì per voi. Non importa cosa, non importa come siete, il vostro amico, se si definisce tale, sarà sempre lì per voi. Un tale rapporto lo si vede chiaramente tra i gopa di Vrindavan e il Signore Krishna. Loro ce l’avevano – potevano prendere Krishna in spalla, potevano mangiare e dare a Krishna gli avanzi, e Krishna li avrebbe accettati con gioia. Potevano darle di santa ragione a Krishna e Krishna avrebbe contraccambiato. Lo rincorrevano, facevano ogni sorta di birichinate con Lui. Quel tipo di birichinate, tale è la dolcezza che è propria di un amico. Questo il Das non lo può fare, un servitore non lo può fare.

Poi Vatsalya Bhav, non tutti possono avere Vatsalya Bhav. Questo tipo di Bhav è unica in assoluto, si considera il Signore Supremo Stesso come un bambino. Lo percepisci con quella tenerezza per via della quale non Lo puoi vedere diversamente. Non puoi vederLo come amico, non puoi vederLo come un suo servitore, non puoi vederLo come l’amato, Lo vedi come un bimbo.

In certi sampradaya adorano il piccolo Krishna. Essi hanno una devozione tale per cui dicono: “Così è come desidero servirTi”. Essi Lo servono come Krishna bambino. Possiedono questa Vatsalya Bhav dentro di sé, quel tipo di bhakti che ha un genitore, proprio come Nanda e Yashoda, come Dasharath, e così via. Anche molti santi ce l’hanno, ma è abbastanza rara di per sé.

Poi c’è Madhurya Bhakti, Madhurya Bhav direbbero in altre tradizioni. Quella bhakti che è unica, ed è ciò a cui la nostra anima anela. Quella bhakti che le gopi di Vrindavan hanno per Krishna. Non solo le gopi di Vrindavan, molti grandi santi, gli innamorati del Signore ce l’avevano, dove Dio diventa il loro amante. Ciò porta a quell’intimità ancora più profonda. “Non sto vivendo la mia vita per me, sto vivendo la mia vita per il mio amato, e qualsiasi cosa io faccia è per compiacere il mio amato”.

Vedete, quando si è innamorati, specialmente quando vi siete appena innamorati, la mente pensa costantemente solo al proprio amato, no? Ovunque voi siate, qualunque cosa stiate facendo, “Che cosa starà facendo lui”, o “Che cosa sta facendo lei? Così, la vostra mente è completamente satura del ricordo del pensiero del vostro amato. Perciò, questo tipo di bhakti, è presente anche così.

Quindi, con queste due forme di bhakti, Aishwarya Bhakti e Madhurya Bhakti, si può veramente andare in adorazione ai Piedi del Maestro e di Dio, finché sia qui [indicando il capo] che qui [indicando il cuore] è chiaro che non c’è differenza tra i Piedi del Guru e i Piedi del Signore stesso. Senza i Piedi del Guru non arrivereste mai ai Piedi del Signore. Ma è solo attraverso la Grazia che Bhagavan vi ha dato attraverso il Guru, che siete arrivati dove siete.

D: Jai Gurudev! Tu ci dici di amarci l’un l’altro e che Dio è Amore. Purtroppo, quando le persone s’innamorano, o hanno una relazione, spesso diventano molto rajasiche a causa della loro attrazione reciproca, ma nella Gita Krishna dice di trascendere e superare tutti i guna. Quindi, ecco la mia domanda: L’amore umano porta sempre a queste qualità o possiamo imparare ad amare in modo trascendentale anche in una relazione?

PV: Vedi, ci sono molte relazioni che – naturalmente, all’inizio, mostrano una certa tendenza. L’amore inizia prima di tutto con la qualità rajasica, no? Perché questo è ciò che le persone vivono nella loro vita. Quando ti trovi nella tua attività quotidiana, vorresti che la vita fosse come tutti la vorrebbero – una vita normale, diciamo, una vita mondana, fino a quando non capisci che la vita non è solo vivere così – perché anche gli animali vivono così.

Così, decidiamo di fare un fagotto di tutte queste qualità rajasiche, mettendole tutte insieme e consegnandole ai Piedi di Dio, e diciamo: “Sì, ma sono pronto perché questa trasformazione avvenga?” Spesso si nota che la vita dei devoti si trasforma una volta che hanno raggiunto il loro cammino spirituale, e così essi si rendono conto che, “Sì, non voglio più vivere quel tipo di vita. Ho vissuto quel tipo di vita, ma mi ha dato davvero la felicità? Sta diventando solo una routine, soltanto una routine mondana. Faccio la stessa cosa tutti i giorni, frequento le stesse persone, parlo delle stesse cose. Quante persone vivono quel tipo di vita? Tutto il mondo vive quel tipo di vita. Ma quando si va sul sentiero spirituale, si è chiamati a trasformare la propria vita, a elevarsi oltre queste limitazioni, per raggiungere, per ottenere qualcosa di più profondo.

Quindi, questo accade quando fai la tua sadhana, dichiarando: “Sì, sono convinto”. Soprattutto se entrambi, marito, moglie, figli, sono sul percorso, è più facile. Perché altrimenti quando uno dei due inizierà a trasformarsi, l’altro non sarà mai in grado di gestirlo, perché, vedi, quando inizi a salire sulla scala della spiritualità, ti distacchi da quella normalità delle cose, perché quando si è nella normalità ci si guarda a vicenda, con una certa comprensione l’uno dell’altro. Ci si comprende a vicenda. Mentre quando s’inizia a crescere spiritualmente, inizia il distacco. Voi comprendete ciò che si trova in basso, ma chi è in basso non può capire quello che c’è in alto. È come quando sali su per una scala: quando sei giù, non sai cosa succede sul tetto o all’ultimo piano, comunque tu voglia chiamarlo. Arrivati a metà strada, vedete da una certa angolazione ciò che sta succedendo, ma non avete una visione chiara di ciò che sta accadendo. In basso non hanno idea di ciò che sta accadendo, mentre voi avete iniziato ad avere una certa idea di ciò che sta avvenendo. Questa trasformazione avvenuta tra il basso e il mezzo crea già una grande differenza. Così, più voi crescete, arrivando all’ultimo piano, più chiara sarà la vostra visione di tutte le cose. Quando si ha una visione chiara di tutto ciò che succede lassù, si ha un’idea, si ha la comprensione. Ma quelli che sono in basso, non hanno questa comprensione. Anche se provate a spiegarglielo, non capiranno quello che sta succedendo. Quindi, è importante anche comprenderli, dato che non tutti sono allo stesso livello di spiritualità. Coloro che vanno veramente al di sopra, hanno una comprensione ancora più chiara della vita stessa. E una cosa è molto importante: è condividere davvero. Che la persona voglia ascoltare o meno, cercate di condividere questa comprensione con un linguaggio che anche la gente possa capire. Perché, vedete, quando percorriamo il cammino spirituale, parliamo una lingua diversa, e chi è in stato rajasico, non la capirà. Quindi, se volete veramente dare una certa conoscenza della spiritualità a persone mondane, cercate di usare il loro linguaggio, che sia loro comprensibile, parlate di cose che possano capire, e cercate di spiegarle.

Allora, okai? Abbiamo finito?

Jai Gurudev a tutti